Ending stories

Forse è vero che c’è un tempo per tutto.
Ogni fenomeno, ogni esperienza nasce ed evolve fino alla sua cessazione più o meno naturale.
Agli inizi del 2006 mi accostai per la prima volta al mondo dei blog.
Non a caso questo mio nuovo interesse coincideva con l’inizio di una crisi profonda fra me ed una persona nella quale avevo creduto con tutta me stessa, dopo essermi barricata dietro un muro di diffidenza per mesi.
Poi l’incontro, e l’inizio di una grande illusione.
La mia vita di blogger errabonda sta per compiere quattro anni: Dyo, testa bislacca ed enne si sono avvicendate parlando di politica, agli inizi, poi, sempre più, di stati d’animo e pene d’amore.
Roba che ancora oggi mi chiedo come siate riusciti a sopportarmi.
Un uomo molto acuto ha capito e scritto che la malattia di mio padre è riuscita a distogliermi dal pensiero inutilmente sconsolato di quegli occhi verdi dei quali vi ho detto fino alla nausea.
Giusto. Ma adesso che ogni cosa, anche la più spiacevole, ha imboccato la sua via naturale, mi sento come sospesa in una enorme bolla d’aria che viene risucchiata pian piano.
Son crollate le speranze, le paure ancestrali.
Io, contro le mie abitudini, mi spalmo sul divanetto blu e faccio un po’ di zapping satellitare.
E a quale certezza volete che mi aggrappi, ormai, se anche Lilly Rush si è rifatta le labbra?

REM & Bruce Springsteen – Man on the moon