Sì, giuro che era meglio, e nemmeno tanti anni fa.
Avevo la mia corazza simil cinica pronta ad aprire una breccia a lui, che è stato esecutore e testimone di un momento cruciale della mia vita.
Lontano da me anni luce eppure vicinissimo, cordiale, amichevole.
E’ rimasto quiescente per anni e se penso alla mia idiota ingenuità da ultracinquantenne picchierei la testa contro il muro.
Era un sogno, ne ero conscia, ma sognare l’impossibile mi aiutava a vivere e a sopportare il tedio e la monotonia di giorni tutti vergognosamente uguali a se stessi.
Ho affermato sempre di “schifare” l’amore, ma era un po’ come la favola della volpe e l’uva.
In realtà a non essere matura, cioè pronta, cioè commestibile ero io, col cuore ferito da sempre e la paura che qualcuno potesse stringermi per poi accantonarmi come un pupazzo rotto.
Chi si avvicina a me pensa di vedere, forse, un essere selvatico, in perenne stato di difesa.
Non è facile, non è allettante.
Ma finchè si sogna ci si può permette il lusso di pensare ad eventualità tanto remote quanto, perché no? almeno possibili in parte.
Così, Baustelle quasi a palla, sorpassavo il polo siderurgico e mi immettevo sulla statale che porta a casa dell’amica mia.
Dove avrei trascorso una serata bella e illusa; da dove sarei andata via con un’immotivata gioia dentro.
Un bel giorno, mentre siamo lontane anni luce da agognati fantasmi e storie ai confini della realtà, ci capita di conoscere “uno vero”, cioè possibile.
A fatica abbassiamo le difese, ed è una strage.
Ma aver abbassato le difese vuol dire soprattutto aver sperato che l’altro ci ca-pisse, com-prendesse, ac-cogliesse.
Le storie di tutti i giorni sono sicuramente più banali delle favole che ci raccontavano quando eravamo bambine ingenue.
E vissero felici e contenti.
Chi non ci ha creduto nemmeno una volta alzi la mano.
Intanto la vita ingrana le marce come un’auto di formula 1, e se non stai attenta a scansarti ti riduce in grani di sale.
Sarò inguaribilmente demodè, ma sognare l’impossibile mi faceva addormentare col sorriso sulle labbra.
Tanto tempo fa.
Rachele Bastreghi – Senza Essere