Predimi e sfiniscimi
rabbia registrata all’anagrafe come un figlio
prendimi e svuotami di me
di quella parte di me
malata
che non permette suture
nè decotti o pezze calde.
Prendimi mentre sono intenta ad altro
distratta
con il viso concentrato su batteri
su cellule maligne superstiti
su strategie possibili
per sopravvivere
con dignità.
Prendimi allora
rabbia bastarda.
Ricordami i sogni recenti
quei vestiti di un bimbo di un paio d’anni
fatti a pezzi con le forbici
e poi dati alle fiamme con i suoi giocattoli.
Prendimi al risveglio
riempimi le guance di schiaffi
rendimi impresentabile e brutta
dandomi il tempo di riflettere
sul fatto
che sono diventata
un mostro.
Non voglio pietà nè borchie solidali.
Ho me stessa
costruita in un bel modo sensibile
intelligente
amichevole.
Fai di quella me la me che devo essere
immemore
monda dal suo inutile passato.
E se la donna lisciata libera liberata
vorrà provare un tuffo
nelle acque di dicembre
tu lasciala andare.