Le sale d’attesa scatenano in me, più che gli istinti peggiori, uno spirito di osservazione che molto spesso non ho, presa, come sono, dalla ruota libera dei miei pensieri anarchici.
Siamo qui da quasi tre ore, seduti con gente che aspetta il suo turno da molto più tempo.
Qualcuno si imbufalisce e se ne va, dopo una breve e silenziosa polemica con lo scarso personale disponibile.
Ci sono bocche cucite e bendate, teste contuse, problemi di masticazione, donne incinte.
Stasera mia madre ha avuto una seconda ischemia cerebrale, a distanza di un giorno, e noi siamo qui come guardiani inerti, stanchi, assonnati, preparati a tutto.
Aver ricevuto buone notizie dall’oncologo di mio padre ci ha fatto tirare un sospiro di sollievo che è durato un niente: nemmeno ventiquattr’ore.
Abbiamo lasciato i figli al mare, affidati all’unno, reduce peraltro da una brutta caduta dalla (mia) bici.
Mia sorella aveva appena finito di medicarlo quando la mater si è sentita male di nuovo.
Seguendo le dritte del neurologo che l’ha in cura l’abbiamo accompagnata nell’ospedale attrezzato più vicino.
Dopo tre ore ho sonno e sete, e mi sembra di vedere le persone in attesa moltiplicarsi come per un maleficio.
Lei è semi incosciente, seduta su una sedia a rotelle, in attesa di sapere che ne sarà di lei dopo questa nottata allucinante. Forse non se lo chiede nemmeno: a volte apre gli occhi e ci guarda senza espressione. Ad un certo punto mi chiede chi sia quella bella signora seduta accanto a me: quella bella signora è mia sorella.
Dopo circa tre ore la portano via: mio padre va con lei. Noi tre proviamo a scherzare e a fare gli ottimistoni: mio fratello scherza sulla mia zoppìa, oramai migliorata, e dice che all’ingresso avevano pensato che l’ammalata fossi io. Io bevo un caffè dopo l’altro. La sorellina si lamenta debolmente della scomodità delle sedie, e fa commenti a mezza voce sulle coppie presenti, dicendo che le mettono tristezza.
Vedere accendersi il cielo, pian piano, attraverso la sala d’attesa del pronto soccorso di un ospedale fa uno strano effetto.
In quel perimetro c’è gente che lotta per poterne vedere ancora, di albe, magari con un briciolo di serenità nel cuore.
Il mio è spento. Adesso so che potrei perdere mia madre, ma la mia desolazione è stanca e quasi rassegnata.
Non la ricoverano, ma le fanno una tac e analisi del sangue.
Torniamo a casa dopo oltre otto ore, mentre Riccardo ha già iniziato a tempestarmi di messaggi.
Oggi siamo qui a comunicare, o a provare a farlo: del diman non v’è certezza.
Lei ed io stavamo chiacchierando di borse e accessori quando, all’improvviso, ha incominciato a pronunciare frasi totalmente sconnesse. Poi ha detto che aveva un gran sonno, e ha perso l’equilibrio.
Adesso, dopo quattro giorni, è tornata lucida, anche se ha sempre sbalzi di pressione e sonno, sonno, sonno.
Io, invece, ne ho poco, nonostante il mio fido xanax.
Ho deciso di restare: come viene, per i miei, che invecchiano, e per mio figlio, che sta appena iniziando a vivere, e che fra una settimana parte per l’Irlanda.
Sono stata una figlia molto complicata, ma adesso so che cosa mi spetta e aspetta. Sono fra due anziani genitori ed un ragazzo che vive solo con me, e che a me si affida per tutto.
Già: ma io chi sono?
intenso, come sempre. Lucido. VIvo. Ti trovo nelle tue sofferenze, ma come se si fosse accesa una luce, che ti concede fiato. Un buon giorno, spero, e un pensiero portafortuna.
E’ che ci ritroviamo catapultati nelle nostre maledette vite senza aver capito un granchè del perchè e del come ci siamo arrivati. Io, almeno, ho spesso questa sensazione. Mi sono ritrovata in molti dei tuoi pensieri… e come te non ho risposta alla domanda finale. A patto che ci sia. Un abbraccio
è la prova dell’età di mezzo, figli adolescenti e genitori anziani da curare … ma non ti spetta, ti tocca. Tocca a tutti.
Sei quello che sei amica mia e per quello che so io è davvero tanta roba…
Sei Nic, una ragazza invecchiata nonostante tutto, con la tua dignità di persona che si trova ad affrontare l’insulto di un pronto soccorso e la vecchiaia vera ed inevitabile dei propri genitori. Sei Nic una delle persone migliori incrociate sul web in questi anni, e vorrei tanto stringerti la mano.
Prima di tutto sei una persona come poche,Nic.Non per piaggeria mi associo a Piero nel dire che ho conosciuto poche persone come te,in rete o fuori:persone con una faccia sola,corrette,dure prima di tutto con se stesse.Il resto verrà da solo,vedrai. Roberto
Grazie, Lila: a dirti il vero mi sento presente perchè devo, senza vita vera. Un pupazzo caricato con la corda.
Ce l’ho anch’io, Maraptica, e pure spesso.
A volte ho addirittura la sensazione che mi sia toccata la vita sbagliata, e che quella destinata a me l’abbia presa un’altra. Forse sto per sbarellare anch’io.
Bacio.
L’ho sempre saputo, Arci, anche se esserci entrata di catapulta non mi ha giovato molto. Perchè la MIA vita non l’ho MAI vissuta come avrei dovuto e voluto. Ma la colpa è solo mia.
Meim, io mica lo sapevo che la fatidica boa, iniziata con un’attribuzione di maternità alquanto strana, sarebbe andata avanti con tante e tante mazzate…
Un bacio.
Gli insulti delle malattie fanno giri di giostra, Piero. Quando ti toccano da vicino ti rendi conto di essere solo una carta fra tante, in un mazzo enorme.
La mano vorrei stringertela anch’io. Accetto volentieri le tue parole perchè, fra mille difetti, ho il “pregio” (ammesso che lo sia davvero) di essere quella che sembro. Nè trucchi, nè inganni.
E’ vero, Roberto: con me stessa sono sempre stata dura ed intransigente. E ho sempre avuto il malcostume di essere troppo corretta. Il mio insegnante di musica delle medie, amico di famiglia, diceva sempre che a causa del mio carattere avrei preso tanti pali in faccia.
Non so cosa verrà, oltre i pali: associo momenti di scoramento totale a frammenti di momenti nei quali grido ancora a me stessa:”vivi, finchè sei in tempo”.
Auguri per tutto, ti sono vicino.
Stavolta ho lasciato che le parole fossero solo te, Nico, senza interpretare. Non so che significhi in questi casi essere vicino, forse sapere che qualcuno ti pensa, condivide una pena, ti dice che non sei sola. Come si può, ti sono vicino
Carissima la vita è fatta di dare e avere, a volte si dà ( come adesso che devi in qualche modo dare a tua madre) e a volte si ha( e tu hai avuto belle cose e ancora sei in credito, arriveranno ) , l’importante è accettare senza recriminazioni e affrontare la realtà di una vita che è fatta a cunette e dossi,non scordadosi che la nottata passa sempre.
E tu sei quella che sei, con tutte le tue belle qualità e difetti come tutti, ma con una marcia in più, se mi permetti: una lucida e attenta sensibilità, di cui devi andare sempre fiera.
Anche io nel mio piccolo ( per quello che vale) ti sono vicina, almeno con il pensiero e ti auguro veramente che vada tutto bene.
Un abbraccione affettuoso.
Sei la mamma di un bel ragazzone, che non è poco, qualcosa di buono arriverà,
un abbraccio
Ci sono accadimenti che ci costringono a scegliere, senza altra possibilità.
Vorremmo essere lontani anni luce da dove siamo e vivere la nostra vita…ma tant’è anche questo è vivere, senza nulla togliere…
essere presenti e farlo come meglio sappiamo..conta e talvolta fa la differenza.
Ti abbraccio, un abbraccio molto solidale
non so qualè il modo migliore per farti sentire che ti sono vicina;ti voglio bene
Auguri anche a te, Gians. Presto verrò a darvi belle notizie: che ho vinto al superenalotto, che sposo l’uomo più bello e interessante del mondo, che gli alieni sono atterrati nel giardino…
Anch’io, spesso, non riesco a trovare le parole giuste per fare arrivare i miei messaggi dritti al cuore delle persone alle quali penso con affetto, Willy. Però è anche vero che a volte basta il solo fatto di esserci.
Ciao, cara Luce, al momento sto girando come una trottola da uno specialista all’altro, e pare che tutto possa essere controllato dai farmaci. E’ tutto nell’ordine delle cose: la vecchiaia, la malattia, il calo delle forze vitali.
E’ che mi sento, e sono, ancora troppo giovane per gettare la spugna e farmi sommergere dal disfattismo.
E non sto bene nemmeno io, anche se ci sono delle priorità.
Prendo le tue parole come un augurio, e aspetto che qualcosa di positivo arrivi anche per me.
Un bacione.
Come scrivevo a Luce, al buono che arriverà ho smesso di credere da tanto, Impo: il ragazzone dà il suo prezioso contributo al circo barnum, comportandosi (a volte) come un dodicenne. Ed io sento sempre più prepotente la voglia e il bisogno di mollare tutti e scappare lontano.
Sono felice di leggerti qui, Blue. La tua è una di quelle presenze, amiche da tanto, che consolano e rassicurano.
La voglia di fuga è oramai una velleità. Ci sono momenti nei quali vorrei scomparire, ma poi mi rendo conto che la vita è quella che ci si presenta giorno dopo giorno.
Sto leggendo un libro (cioè sto tentando di farlo) che mi ha fatto pensare a te. :)
Un bacio.
Basta che tu ci sia, Laura. Per fortuna, o grazie al cielo, ho conosciuto amiche fantastiche, e amici molto cari.
Un abbraccio e tanto affetto.
Lo stesso vale per me, ci sono amici qui che mi confortano e mi donano tanta energia e tu sei fra questi. E lo penso davvero.
Sono curiosa…qual è il libro?
un bacio
Forza, Nic. Serve quella, per andare avanti. Il tuo ragazzone ce l’ha, un po’, e un po’ gliela dai tu..i tuoi genitori ne hanno pochissima e devi dargliela tutta tu.
Forza. Che la vita vera è questa.
un abbraccio
cristina
Il libro è “le intermittenze del cuore”, dello psichiatra Eugenio Borgna. Ho letto poco più che la prefazione, ma parla dell’angoscia che può portare anche alla decisione di non vivere più. Ci sono riferimenti ad Antonia Pozzi e a Sylvia Plath, tra l’altro.
Magari non è il libro adatto, in questo periodo, ma non ho intenzione di passare ad altro se non lo leggo. Un bacio, Blue. :)
Oh, il mio ragazzone-ino la forza se la tiene tutta per sè, Cristina, ed in fondo è giusto così. Mica nascono tutti Florence Nightingale come la sottoscritta al tempo che fu. Adesso che mi piacerebbe sperimentare la goduriosa via dell’egoismo non posso più permettermelo. E così tiro un respirone, gonfiando i polmoni, e porto avanti il mio piccolo aratro.
:-)
…me lo segno…non ne ho mai sentito parlare…
magari può aiutarmi :)
un bacio a te
tu sei tu, e vai bene così!!!forte e con i controco…oni…e scusa se è poco!
La frase di Jim Morrison è una risposta.
Meglio affrontare un problema per volta. Non pensiamoci…Tuttavia a volte penso che, se dovessi restare sola e bisognosa di tutto, cercherei almeno di fare una fine dignitosa, nel modo e nel momento che deciderei io. Tristi pensieri. Meglio vivere l’oggi. Un affanno per volta.
Bacioni, Nic.
d’altronde Nic è il nostro turno. domani, ma molto domani, toccherà ai nostri figli. per ora mia madre sta abbastanza bene, ma ha 78 anni…
mi spaventa un po’ l’egoismo dei vecchi : spero di non diventare anch’io così.
buon sabato, nic.
Non so, Blue. Io non riesco ad andare oltre le prime dieci pagine, ma va detto che sto vivendo un periodo molto molto incasinato.
Vorrei averceli veramente, Sospesanelviola. Ho imparato ad essere barriera, questo sì.
Bacio.
L’unica è procedere step by step, Wildest: se si guarda troppo avanti vengono le vertigini.
Sappi che il tuo triste pensiero lo faccio anch’io, molto molto spesso.
Un bacio.
Anche mia madre ha 78 anni, Cristina. E tutto sommato, artrosi a parte, è sempre stata abbastanza bene. Non posso dire che i miei siano egoisti, ma di sicuro non vorrei mai diventarlo io. Nè dipendente, o obnubilata.
Vebbè: meglio non pensarci.
Un bacio.
abbiamo date comuni, Nic..la nascita nello stesso anno dei figli, il 1959, le madri della stessa età, lo stesso anno in cui ci siamo separate….potresti pure essere comunista ehhhhhh poi saresti PERFETTA :)))))))
p.s. il 1959 è il ns anno, of course
Ottobre 1958, Minnie. :)
Comunista?
Liberale non va bene?
;)
Bau.