Il tempo mi ha smentito.
Stupendomi, sbugiardandomi, dimostrando alla mia supponenza di essere infinitamente più astuto di me.
Non è che ci volesse poi tanto.
Io, noi azzardiamo ipotesi credendo che possano giungere a dimostrare che avevamo ragione.
Molto spesso ci sbagliamo.
Lo spettacolo della morte mi lascia perplessa, afasica, stranita.
I corpi cerei di chi se ne va evocano pensieri che non appartengono al mondo del dolore, ma a quello di una meravigliata impotenza.
Intorno ci si muove come fosse, quella, una celebrazione come altre celebrazioni.
Ci si incontra dopo mesi, o anni, ci si scambia convenevoli, ci si confida.
Si ride. A volte si piange.
Tutto intorno è un turbinare di telefonate, iPhone che si accendono, “ci troviamo su facebook”.
Su facebook.
Perchè il social network più social è entrato a far parte della vita di tutti i giorni,
e della morte di chi, quando il suo giorno arriva, va via in silenzio.
Ed è spaventoso, ma insieme stranamente consolatorio: vita e morte, morte e frivolezze, frivolezze e show must go on.
In una sorta di catena che assomiglia al gatto che si morde la coda.
Il volto terreo di chi se n’è andato è lì, a mostrare a tutti che troppo spesso ci si affanna inutilmente nel perseguire fini sbagliati, scopi sbagliati, obiettivi sbagliati.
Con un piede appena appoggiato sull’orlo di un baratro senza fine: quello che riflette la nostra sostanziale inutilità.
il sorpasso
2 pensieri riguardo “il sorpasso”
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La morte è sempre uno scandalo. La cosa più difficile da sopportare non è l’assenza accanto a noi quanto la scomparsa di un mondo, del quale solo una piccola parte eravamo a conoscenza. Di una vita di esperienze, di relazioni, di affetti, di scoperte, di emozioni, di idee e di speranze non rimane più nulla. Il ricordo è un’icona sbiadita di un passaggio fugace.
E’ così.
L’assenza che avvertiamo si riferisce sempre a quella parte di “vita condivisa” che abbiamo perso per sempre.
Ciao Saverio.