Talvolta accade di convincersi che qualcosa possa, anzi debba essere propedeutica ad un’altra, di solito più importante. Epocale, quasi.
Negli anni in cui sono stata male, e vedevo la mia autonomia fisica scemare di mese in mese, non riuscivo tuttavia ad accettare l’idea di tornare sotto i ferri.
Finchè ci son dovuta andare, perchè non c’era altra soluzione.
Un intervento di una certa importanza, dicono, può cambiare la vita, operando una trasformazione nella mente e, di conseguenza, anche nelle scelte fondamentali, che a volte vengono sovvertite e ribaltate.
Sinceramente a me non è accaduto niente del genere.
Ho recuperato la capacità di camminare come dieci anni fa, senza limitazioni e problemi di carico.
Non è poco, certo, ma questa istanza rivoluzionaria non l’ho avvertita per niente, se non quando mi è capitato, questo sì, di spingermi oltre il consentito.
Di pronunciare parole che, forse, non avrei mai trovato il coraggio di esternare, lasciandole relegate nella stanza dei pensieri.
Così ho detto ciò che non dovevo dire, e avrei anche fatto ciò che probabilmente non si fa, se non fossi stata gentilmente ricondotta al rinsavimento.
Tristemente mi son resa conto che un intervento chirurgico è finalizzato solo ed esclusivamente a ciò per cui viene effettuato.
Punto.
E il prossimo che mi parla di spinte propulsive o rivoluzioni copernicane lo spenno come un pollo.
le spie
2 pensieri riguardo “le spie”
I commenti sono chiusi.
Potrei scriverti che ogni rivoluzione comincia con un passo…ma non te lo scrivo.
Ho già fatto troppi passi e nessuna rivoluzione: cosa c’è che non va?