provincia

  Quando sei in auto guardi avanti, di norma, ma se posi lo sguardo altrove, anche solo per un attimo, può accaderti di vedere brandelli del tuo passato fluttuare nel vento freddo di una sera di gennaio.
Lei è ferma sul marciapiede, in attesa del verde.
E’ esattamente come la ricordavi: stesso taglio, stesso modo di vestire,  sguardo alto, mascella volitiva.
Salta agli occhi il colore dei capelli, ormai prevalentemente grigi, ma se venticinque anni fa ti fosse capitato di pensare a come sarebbero stati i suoi, un giorno, li avresti immaginati esattamente così come li hai visti, appena mossi dal vento.
Una del genere non ama tinte, colpi di luce, meches.
Non indulge a piccoli vezzi tipicamente femminili: mai sfoggiato un anello, un bracciale, un lucidalabbra appena colorato.
L’unico “orpello” sopportato era un vecchio orologio da taschino, ricordo del padre morto giovane: tenuto in tasca e tirato fuori giusto per controllare l’ora, al tempo in cui i telefonini non erano nelle mani dei bambini delle scuole elementari.
Sono andata oltre, incolonnata nel traffico della sera.
L’avessi trovata di fronte ci saremmo salutate, forse, o magari lei avrebbe finto di non avermi riconosciuto, ostentando l’aria solita da donna persa nei suoi pensieri pragmatici per una metà, e per l’altra spettinati e caotici, come dovrebbero essere quelli di una bohemienne mancata.
Sono andata oltre, e nella mente, come nei flashback di un vecchio film, sono sfilati via i fotogrammi sbiaditi di due ragazze in movimento, del loro discutere animato, dei buffi tentativi di seduzione ai danni del prof più bello e sexy di tutti.
Di quello strano pranzo in tre, della malcelata sindrome della “più bella del reame”,  dell’italiano stentato di lui, che giocava fuori casa.
Poi un gran bagno di acqua e sale, un anello lasciato cadere sul pavimento, la testa che si immergeva piano, fino al naso, agli occhi, ai capelli che iniziavano ad ondeggiare come  tentacoli di  meduse morte.
Ciao, M.E.
Magari ti rivedrò in attesa su un marciapiede, tra vent’anni.
Sguardo dritto in avanti, giacca da uomo, borsa a tracolla.
Abbiamo condiviso del tempo, quando tutto sembrava clemente, e qualcosa possibile.
Oggi è un’altra vita, e se mi chiedessi come va saprei che cosa dirti.

Serj Tankian – Beatus

15 pensieri riguardo “provincia

  1. Mi è piaciuto moltissimo quanto hai scritto e raccontato.
    Mi ricorda episodi della mia vita, del mio passato.
    Persone che non ci sono più.
    In particolare un’amica che non c’è più.
    Ha fatto una scelta difficile, o forse la più semplice, non so.
    Che tristezza, in questa grigia e piovosa domenica di fine gennaio.

  2. Il passato non è sempre “una terra straniera”, Maria: è parte di noi, e le sue foto sbiadite sono la nostra storia.
    Mi sorprendo spesso a pensare ai volti che ho perso, alle presenze ormai incorporee, ai profumi avaporati…
    Sì, tutto ciò è triste, e l’inverno carica, carica…

    No no, Francesca: prima di questo blog ne ho avuti tanti altri, e quindi altri nomi dietro i quali mi nascondevo: Dyo, testabislacca, enne…nemmeno li ricordo più, ma sono certa che ci siamo incontrate in “zona cannocchio”, dove avevo molti amici, sebbene io mi sia mossa prevalentemente su Blogspot e WP.

  3. Come è vero ciò che scrivi.A volte evito certi incontri perchè non sopporterei di sentirmi dare del lei da persone con le quali ho condiviso la vita per anni.Ciao

  4. tuffo al cuore
    mi hai fatto pensare a tantissime cose
    ricordi che pensavo smarriti
    una vespa. noi sempre in tre.
    grazie
    davvero

  5. L’ho letto con una lentezza golosa e triste: mi succede troppo spesso da un po’ di tempo in qua. Troppo spesso.

  6. …quando tutto sembrava clemente, e qualcosa possibile… belllo, a volte mi imbatto in cose che vorrei aver scritto io, da te mi è capitato spesso, ciao

  7. Se ti dessero del lei potrebbe essere anche il minimo, Robero: vai a sapere.

    Son contenta di aver rievocato bei momenti.
    Un bacio, Agnese. :*

    Anche a me a parti invertite, Enzo. Forse non va bene.

    Grazie Arci: forse dovremmo ricordare di meno.

    Non è tanto per dire, Impo, ma a me è successa la stessa cosa da te.
    Scriviamo a due mani?

  8. Bellissimo.
    A me succede di peggio: mi capita di vedere una bambina con gli occhiali e i codini..ora gli occhiali (dopo anni di lenti a contatto) ci sono di nuovo e il codino è uno solo…e quella bambina mi corre sempre davanti…chissà se riuscirò a raggiungerla.

  9. Sarà l’equivalente della bambina col caschetto liscio e il broncio che spiazzava tutti con le sue domande e, peggio, con le risposte? Sai, penso che loro ci camminino accanto, Susanna. :*

  10. Carissima, dimenticavo…ci sono stati anni e anni di caschetto liscio (con i miei spaghetti non potevo permettermi altro), broncio, domande, risposte…alla fine mi rintanavo sotto al tavolo (pure il giorno della Prima Comunione) così tutti stavano tranquilli (me compresa: poi ho cominciato a leggere mangiando, era più comodo ^__^) Ogni tanto corre avanti, quella bambina, ma spesso mi tiene per mano (hai ragione tu).

  11. Con i capelli lisci e sottili c’erano pochissime variazioni sul tema, ed io invidiavo da morire un’amica mora e riccioluta.
    Due bambine curiose e col broncio sono diventate una bella lupa bianca e un’orsa solitaria. :)

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