A volte non capisco perchè ci affanniamo tanto, perchè lasciamo che il cervello si fonda alla ricerca di soluzioni che consentano una specie di sopravvivenza accettabile.
Non so bene degli altri, mi confronto spesso e ho la sensazione di essere in una gigantesca giostra come quella dei criceti: solo infinitamente più grande.
E di essere in buona compagnia.
Ognuno si consola come può: qualcuno riesce a convincersi di essere addirittura felice, magari sotto l’effetto di droghe che potete chiamare psicofarmaci, religione, accumulo di denaro sufficiente per soddisfare qualche capriccio.
Altro.
L’importante è sopravvivere all’Angoscia: quella che tiene svegli nel cuore della notte a porsi domande che non hanno risposta.
C’è che, alla fine, la mente si stanca di tanto inutile lavorìo: tanto vale cercare un appiglio per non soccombere, per non lasciarsi sopraffare dal senso di Inutilità che si insinua, subdolo, ogni volta che provo (io) ad essere solidamente, razionalmente costruttiva.
Ho davanti un corridoio di piccole certezze un po’ volute, un po’ capitate per caso, e ho idea che il mio istinto di sopravvivenza mi abbia indotto a cercarle per non affondare.
La lotta perenne fra il sentirsi “in pace” e il rendersi conto di avere ancora molta strada da percorrere è diventato uno stile di vita, un tratto connotativo, quasi una missione.
E il “cui prodest?” è sempre intorno, ad aleggiare come un corvo ammaestrato.
Qualcuno provi ad essere tanto illuminato da fornire spiegazioni che abbiano un senso, chè di parole al vento ed espedienti vani sono stanca.
Tuttavia stamattina c’è il sole, e il calendario mi ricorda che ieri, giorno dedicato a santa Cecilia, non ho pensato ad accendere nemmeno una lucina di natale.
Certo, sono ampiamente in tempo, ma il tempo cos’è?
no way back
3 pensieri riguardo “no way back”
I commenti sono chiusi.
Nico sono uno di quelli della giostra e ho perso i treni giusti: quello su cui sono salito tempo fa ha un particolare, non ti fa più scendere o almeno così pare. Non ho nessun consiglio da darti riguardo la giostra e i suoi spazi, probabilmente stiamo cercando la risposta sbagliata nel posto sbagliato, pensaci.
Difendi con le unghie e coi denti il tuo corridoio ( ci fosse spazio anche per me ma so bene che è monouso e personale) difendilo e amalo ti prego. Nessuno di noi sa come finiremo anche se finiremo, gli occupanti della giostra fanno un gran casino ma non comunicano bene tra loro, tu però hai scritto, è una vita che scrivi di te e della nostra generazione, Non pensare sia una sciocchezza, forse non ci è di alcuna utilità, forse interessa veramente a pochi ma è importante e seria; se penso a tutti questi anni di vita e scrittura e a questi ultimi stanchi e rarefatti posso solo stringerti la mano Nico. Chi se ne frega del tempo.
Santa Cecilia non è formalista, accendila oggi la lucina; non c’è alcun cui prodest palese ma io sono certo che ce ne sono accidenti.
Fatti un regalo di Natale in anticipo e fallo a quelli come me: lascia in rete i tuoi scritti. Magari raccoglili in un un unico luogo e poi… poi lascia i commenti o chiudili, insomma fai tu, ma dacci da leggere e da pensare. Il treno corre bbedda, corre veloce e come tu sai un jornu iudica l’autru e l’urtimu iudica a tutti.
Salutiamo con affetto
Leggendoti ho avuto la sensazione che pensieri come questi mi siano appartenuti, un tempo. Non saprei dirti perché oggi mi sembrano lontanissimi. Effetto del percorso di terapia? Delle difficoltà della vita? Forse entrambe le cose hanno contribuito a trasformare pensieri come questi in un ricordo nebuloso.
Non mi sento sulla ruota, mi sento ben piantata con i piedi per terra. Non ho tempo per chiedermi che senso abbia tutto questo, sono troppo impegnata a inseguire i miei progetti. Piccoli piccoli ma miei. Non importa quanti treni ho perso, quello che conta è la determinazione a non perdere quelli che passeranno.
Mi piacerebbe passarti un po’ di serenità. A sapere come si fa… :)
Caro Nexus, è una vita che combatto e che, come te, ho la sensazione netta di aver preso non un treno sbagliato, ma tutti.
Il mio bilancio personale presenta pochissimi attivi, e non è una consolazione, soprattutto perchè di tempo, davanti, ne abbiamo sempre meno,e non c’è verso di trovare un senso, anzi Il Senso.
Avendoci rinunciato, aspetto semplicemente che il tempo passi e che mi porti via.
Salutiamo, e affetto e stima sono immutati.
Non so a quale terapia alludi, Manuela. Io le ho veramente provate tutte: dalla psicoterapia alle discipline orientali simil filosofiche.
Purtroppo niente ha funzionato sul serio perchè l’inquietudine, della quale sono fatta per almeno l’80%, non mi abbandona mai, e mi perseguita da quando ero piccola. Certo, son cambiate situazioni e modalità, ma la costante rimane inalterata.
A volte pianto i piedi in terra anch’io, ma basta una folata di vento un po’ più forte per sradicarmi.
E non ho progetti, se non piccole cose che, tuttavia, paiono tanto dei palliativi.
Serenità?
Magari se rinasco. ;)