Ci sono, ancora, ma devo affrettarmi perché il mio Morfeo recalcitrante inizia a bussare alla porta.
E, voi lo sapete bene, non c’è nulla di più rasserenante che lasciarsi andare al sonno senza barriere, senza difese.
E’ un po’ come essere cullati dalle braccia amorevoli di una mamma, anche se avete cinquant’anni e la mamma non c’è più.
Nella giornata appena trascorsa, una domenica anonima di pasta in bianco e pensieri aggrovigliati, ho ritrovato un amico dei quindici anni: roba da far impallidire la Carramba della Raffaella nazionalpopolare.
Certi confronti dopo decenni lasciano in bocca l’amaro di tempi ormai lontani, quando si era ragazzini speranzosi nel futuro.
Poi, va da sé, gli eventi ti assestano poderose legnate, e tu, giocoforza, impari ad abbozzare.
Oggi ho conosciuto Sigfrido, anche: solo perché gli ho venduto un netbook che non usavo più.
E mi son detta che uno con un nome del genere dev’essere pedante e piantagrane.
Magari vi aggiornerò, anche se il povero Sig mi è sembrato cortese e disposto al dialogo.
Però, porca miseria, come si fa a bollare un figlio così?
anche chiamarsi Benito non è “male”, oppure come il mio nonno anarchico, imolese, chiamarsi Augusto. Del resto Augusto nella Romagna di fine ‘800 era piuttosto frequente, ne ho ritrovati altri fra parenti e consanguinei dei miei nonni sia di parte benestante che normalmente contadini. Sarà la traccia ben visibile, da quelle parti, sia nella classica direzione Est-Ovest delle strade (decumano), sia nella geometrica divisione delle terre (centuriazione). E non dimentichiamo certe belle teste romagnole, che rimandano alle belle robuste e tonde teste di molti monumenti romani. In fondo tutto normale in terre galliche donate ai militi romani che andavano in pensione con il doppio obiettivo di presidiare il territorio e risparmiare l’erario. Buona giornata. kreben
Un tempo si davano ai figli i nomi dei nonni, oppure nomi altisonanti che richiamassero alla memoria vecchi politicanti, anarchici.
Tutto in base a quel principio egoistico che vorrebbe i figli assorbiti, quasi, dai nonni e dalle proprie manie di grandezza.
Nemmeno io mi sono salvata, ma continuare a fare storie adesso sarebbe un’inutile perdita di tempo.
Ciao Benito!!!
:)