tanto lei va, tanto lei torna

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Torna? Ha deciso che chiude baracca per sempre?

Suvvìa, è la solita egocentrica in cerca di attenzione, per cui se tutto il suo piccolo mondo non le ruota intorno inscena addii tanto di basso profilo quanto formalmente d’effetto.

Eppure dovremmo esserci abituati, noi che la conosciamo da lunga pezza.

Va, torna, trascorre un po’ di giorni nel suo “buen retiro”, fa ammattire perfino coloro con i quali aveva intrapreso progetti importanti.

“Scusa, sai, ma non possiamo stare dietro gli umori di tutti”.

Parole che ci si aspettava; parole sacrosante.

Tutti siamo mutevoli per natura, ma alcuni lo sono più di altri.

Per me la scrittura è stata sempre terapia, fin da quando, primi anni di elementari, iniziai a scrivere in morte del passero che avevo trovato e portato a casa, quando per strada si poteva camminare senza che stirassero te e il passero.

Un tempo i rapporti erano semplici, con poche sovrastrutture.

Dovevi essere schizofrenico perché ti allontanassero per condurti in strutture adeguate.

Oggi ci si cura in casa, vero “amico”?

Tu che hai sempre considerato psicologi e psichiatri “venditori di fumo” mi dici  soavemente di farmi curare, prima di suggerirmi il suicidio.

Ho preso nota: hai visto mai?

Io (chiedo venia per aver iniziato il periodo con l’antipatico pronome) provo a stabilire, intrecciare rapporti umani, ma non mi viene bene.

Ho un concetto esclusivo di amore (parola pesante come piombo) e amicizia, laddove quest’ultima contempla pochissime persone fidate.

Lo svago di facebook consiste in scambi garbati fra gente garbata: senza eccessi, parole inappropriate e piccoli cerchi di persone che giocano a chi spara la cazzata più alta e grossa.

A volte esplodo, ma ho imparato a tirarmi indietro quasi per tempo.

Perché, amici e non, ci sono mali del corpo e mali dell’anima.

E non è detto che i due piani non siano in stretta correlazione. Anzi.

 

Marlene Kuntz – A Fior Di Pelle