Le miroir

Cara enne riflessa nello specchio del bagno, quello con le luci propizie, a che punto siamo?
Hai quasi mezzo secolo più un anno, e una sfasatura temporale che ti fa sentire una trentenne.
A volte.
Hai anche buoni geni, grazie ai quali non ti si può definire ancora, onestamente, una carampana.
Nonostante la menopausa recente (l’ho scritto, l’ho scritto, l’ho scritto) e un problema serio all’anca destra, scoperto otto anni fa, che a volte ti conferisce un’andatura appena altalenante.
Sei tuttavia quello che sei: una ex scavezzacollo convertitasi alla saggezza, una “perla di Labuan” prossima ad una lenta ma inesorabile sfioritura.
Capita a tutti: c’est la vie.
Ma ti rode, e tanto, di aver sprecato i tuoi anni migliori in storie senza storia, in scelte sistematicamente sbagliate.
Ti spiace immensamente di esserti fidata dando il cuore, e di aver ricevuto in cambio calci nel sedere.
Oramai non importa più: è acqua passata.
Ieri, sola di fronte al mare increspato di un giorno di metà settembre, piacevolmente accarezzata dal vento di scirocco che ti scompigliava i capelli, hai pensato che custodisci, nel fondo più fondo della tua anima, un nucleo di amore compresso: di amore che avresti voluto provare a donare sinceramente anche se ti piace far credere, anche a te stessa, di esserti votata al dio Cinismo.
Allora hai aperto l’anima, complice una canzone giusta, e hai decompresso e liberato quel nucleo di amore nel vento.
Ti è sembrato quasi di vederlo disperdersi come una piccola nube di nebbia che ha creato un vortice su di te, e poi è svanita.

(Mio figlio, sulla sdraio accanto, ascolta musica in silenzio, dopo una sana gara ai tiri in porta).

Che lo prenda qualcuno, quell’amore buttato al vento.
Che lo “usi” in maniera propria, donandolo e ricevendone in cambio: i rimpianti non abitano più qui.
Non sono più parte integrante della nuova enne: quella riflessa nello specchio dalle luci propizie.
La donna che ha appeso la ragazza a un chiodo.

Neil Young – Comes a time