Trova le differenze

Ho lasciato i vostri commenti al post precedente a commentarsi da sè: alcuni li ho sentiti più miei, altri meno, ma se avessi scritto ad ognuno mi sarei ripetuta come le prime bambole parlanti: quelle che giaculavano sempre le stesse frasi.
Ovviamente non ho intenzione di passare a miglior vita per mia scelta: non ora,  forse mai. Ci sono momenti, nell’esistenza di tutti, che comportano un dispendio di energie fisiche e mentali non indifferenti. Magari non è solo l’episodio, quanto un’infelice concomitanza di fattori. Questo mio trend prosegue ormai da una decina d’anni, e la strada che riesco a scorgere davanti mi pare tutta in salita. Ancora.
In fondo, rispetto a qualche anno fa, che cosa è veramente cambiato?
Se si potessero riassumere e concentrare gli eventi della mia vita in due vignette, solo i più abili riuscirebbero a scorgerne la vera differenza.
Abituata, come sono, a spendermi troppo e male per chi non me l’ha mai nemmeno chiesto, mi ritrovo ad avere una persona in meno e una malattia in più.
All’assenza dell’uomo mi sono abituata. A volte manca molto, a volte meno, ma in definitiva ho capito di essere stata, per lui, solo l’ostacolo che gli impediva, suo malgrado, di mettere radici dove e con chi era giusto che le mettesse. Mi son sentita un po’ presa per il culo, lo ammetto, ma mia nonna diceva sempre:” il più comprenda il meno”.
Mio padre per adesso sta bene: non sappiamo nel tempo, ma alla sua età i pronostici segnano in ogni caso  punti a favore.
Il figlio cresce. Non è “perfetto” come avrebbe voluto suo padre, manco fosse un esponente della
Hitler jugend, nè pacato e assennato come sarebbe piaciuto a me. Ha delle mattane improvvise che parrebbero anche simpatiche, se non avessero il potere di farmi saltare i nervi perchè fortemente inopportune.
Ma, in fondo e anche in superficie,  grosso modo la vita di tutti è così.
E allora perchè questo mio girare intorno all’idea della morte?
Saranno state le ultime vicende, sarà lo scoramento generale che mi è piombato addosso, ma mi ritrovo spesso a pensare a tinte fosche.
Torno allo scopo originario del blog: quello di appuntare ciò che passa per la mente.
Senza più velleità pseudoletterarie e cose simili.
Dyo e tibì erano donne dalle relazioni facili. Quest’ibrido che sono adesso ha poca voglia di interagire perchè le costa uno sforzo notevole, perchè pensa di aver già detto tutto quello che c’era da dire, perchè si cura meno degli altri, nel senso che lo fa quando lo sente e non per obbligo.
Se tutto ciò fa di me un’antipatica va bene comunque: non mi strapperò i capelli anche per questo.
E, sia chiaro, provo stima, simpatia o affetto, in alcuni casi, per tutti voi.
Però sono cambiata.
Forse l’unica, macroscopica differenza fra le due vignette sono  io.