A volte i giovani sono spietati.
Non conoscono toni sfumati o mezze misure: a quell’età la vita è tutto ed il suo opposto.
Due mesi fa il padre di un’amica di mio figlio si è suicidato: soffriva da anni di depressione, probabilmente per non aver mai accettato che sua moglie si fosse ammalata di sclerosi multipla. E, paradossalmente, era lei a cercare di infondergli coraggio.
Domenica pomeriggio, di ritorno dal funerale del padre di Alessandro, il vicino morto di SLA, Riccardo è sbottato.
– Vedi, mamma, capisco Ale. L’ho visto compresso, come se volesse giocare a fare il duro. Poi quando è rimasto solo con noi è scoppiato a piangere. E mi è venuto in mente il padre di Isabella, che si è ammazzato.
Io lo disprezzo. Ha lasciato una moglie malata e due figli. Lo disprezzo perchè è stato un vigliacco senza palle.
Non puoi fare questo alle persone che ami –
Figlio mio, ma come si fa? Non è mai semplice giudicare le scelte e le azioni degli altri: nessuno di noi, nemmeno sua moglie, può sapere che cosa avesse in mente quell’uomo quando, di buon mattino, si è lavato e vestito di tutto punto (dopo tre mesi di vegetazione in un letto), ha detto che sarebbe passato dall’ufficio postale per pagare delle bollette, lo ha fatto e poi è andato ad impiccarsi come Giuda.
Io certe cose le capisco, invece.
Trovo sia necessaria una dose estrema di coraggio per decidere di fare un salto nel buio.
Non sempre la vita è una bella opportunità.
Non sempre la fortuna è cieca: a volte ci vede bene e volge il suo sguardo in maniera perversa.
Non sempre abbiamo nelle mani la nostra sorte.
Io capisco e riesco a condividere.
Punti di vista.
Scelte di libertà, anche se la nostra non dovrebbe ledere quella degli altri: a continuare ad amare, a provare ad essere felici.
Si dice “non può piovere per sempre”.
E invece piove, e piove, e piove.
A volte.
Non assicuro presenza costante: non ora. Forse ho bisogno di focalizzare quel che merita la mia attenzione.
Finchè morte non mi separi.