Avevo alcune perplessità sul film che avevo deciso di vedere ieri, ma ho voluto rendermi conto, prima di confermare o sfatare una sensazione distorta.
Omosessualità (tema ricorrente), ripudio e infine accettazione della diversità, compressione dovuta alle convenzioni di una mentalità soffocante e pregna di pregiudizi che giudica normale che un uomo sposato intrattenga rapporti con una donna di una volgarità inaudita e neghi, nel contempo, che il figlio abbia gusti sessuali non canonici.
Momenti in cui i dialoghi si fanno importanti e pieni di significato, in questa ultima fatica di Ferzan Ozpetek che si è avvalsa della co-sceneggiatura di Ivan Cotroneo.
A mio avviso c’è una scena di troppo, e troppo macchiettistica, ma la direzione è stata molto abile a stemperarne l’imbarazzante e presumibile impatto sullo spettatore in un graduale cambio dell’inquadratura e della colonna sonora.
Ho sconfitto, così, la mia perplessità preconcetta, uscendo dalla sala cinematografica con la sensazione che il regista, ancora una volta, lasci a chi guarda la possibilità di identificarsi con questo o quel personaggio, oltre che un margine ampio per poter interpretare in maniera assolutamente libera certi dialoghi, e certi silenzi.
“Non farti mai dire dagli altri chi devi amare, e chi devi odiare. Sbaglia per conto tuo, sempre”.