La paura della solitudine si configura come parente stretta della sindrome d’abbandono.
Magari non si è mai stati metaforicamente buttati via come oggetti inservibili, e non si sa perchè ciò avvenga, ma è come una grossa deflagrazione mentale che stordisce, e lascia segni profondi che è difficile far affiorare fra i ricordi.
La paura dell’abbandono, subdola, mette in moto meccanismi perversi che portano all’autosabotaggio: cioè alla fuga preventiva, o alla messa in atto di comportamenti che porterebbero a giustificare e spiegare il momento in cui si verrà inevitabilmente lasciati.
Non è, quindi, mollare o essere mollati per noia, abitudine o tradimenti.
Tutto ciò può essere collaterale, ma il fulcro della messa in scena psicologica è il fatto che ci si allontana spontaneamente prima di essere allontanati.
Ciao.
So che mi mancherai sempre e che nessuno, forse, potrà mai prendere il tuo posto nel mio cuore, ma ho dovuto farti questo prima che tu lo facessi a me.
Avrei potuto o dovuto rischiare, ma mi sarei macerata fra dubbi e timori.
Non so chi mi abbia fatto così tanto male.
Il ricordo è sepolto ad una profondità abissale, nel mio inconscio, e la memoria ha perso la strada di casa, ma sono certa di non voler finire sepolta come quell’atto originario che mi porterò dentro per sempre.