Che cosa possiamo fare, più di quel che abbiamo fatto?
Più di ciò che abbiamo fatto veramente, al di là di sensi di colpa autoprodotti o ispirati (che poi, a voler distinguere, si farebbe una fatica boia).
Essere a posto con la coscienza non vuol dire, necessariamente, essere sereni.
La serenità è merce rara: puoi fare del tuo meglio, sempre, come se fosse la regola aurea della tua vita, ma non è detto che, per questo, tu riesca a vivere serenamente.
C’è tanto rumore, intorno.
Ci sono troppe interferenze moleste: autentici attentati al “vivere in pace”.
Spesso pensi che ti piacerebbe lasciare tutto e andartene lontano, ma sono solo parole.
Magari lo pensi eccome, ma sono e rimangono solo parole che il vento si porta via.
E tu rimani con il mento sulle mani incrociate, e le mani incrociate su un piano di appoggio.
… anche perché andarsene lontano per stare sereni è pura illusione: i problemi, la tua coscienza verrebbero con te.
Forse, e sottolineo il forse, l’unica soluzione è sapere che si è fallibili ma che si fa di tutto per essere al meglio.
Buon Natale, Nicoletta, un abbraccio.
Francesca
solo che la vita è così breve rispetto alla durata del mondo che in fondo i cambiamenti quasi non si avvertono. Se una estate ha qualche acquazzone in più te ne lamenti un po’ però poi è già Natale (a proposito auguri, ci conosciamo da poco) ed eccoci a sospirare per la prossima primavera.
E alla fine pensi, son tutti problemi LORO, quelli dopo di me, io intanto godo quel po’ che il convento passa.
nei casini di identità, son sempre kreben, o nitokrema, o benito cremonini. Scusami ma data l’età non so come essere uno solo di loro.
Francesca, è quello che cerco di fare sempre.
Spesso ho sbagliato, anche in maniera clamorosa, ma ho pagato regolarmente: anche più di quanto mi sarebbe toccato.
Hai ragione: tutta la kasbah che ho in testa me la porterei dietro.
Tanti auguri anche da parte mia, e un abbraccio. :**
Ciao Benito (nome impegnativo, eh?), in effetti spesso mi “consolo” pensando alla relatività di tutto ciò che mi sta accadendo, visto che il mio “adesso” è solo un battito d’ali, uno sbadiglio, pochissima roba al cospetto della durata del mondo.
Vorrei poter godere di ciò che passa il convento, ma di solito non ci riesco perchè devo essere nata per complicare tutto: arte nella quale sono insuperabile.
Quanto alle crisi di identità…adesso sono ufficialmente Nico, ma per arrivarci son passata da tanti di quei nick che nemmeno ricordo.
Buon Natale. :)
Eppure io me ne andrei Nicoletta: il tempo di sistemare alcune cose…salutare i miei ragazzi e guardarli come la cosa più bella che ho fatto in questa vita e andare nell’altra. Quella solo mia, a pane e tumazzu ( pomodoro), un clochard con la pensione sociale, qualche foglio con un po’ di questi testi, un mare di ricordi, ma fuori da queste minchiate continue come quelle di cui abbiamo scritto negli anni virtuali. Il fatto è che tu sei troppo poco virtuale accidenti, scrivi sempre di carne e sangue, di vita vera, di legnate e sconfitte quasi mai ammorbidite da una bella soddisfazione.Buon Natale da Palermo
Vicè