a che serve volare?

mar

Ogni santa volta, alla presunta vigilia di uno sbaglio epocale, mi interrogo a lungo sull’opportunità di andare avanti come un panzer, o di fare una decina di passi indietro.
Inevitabilmente finisco per scegliere la strada apparentamente più semplice e immediata, sapendo già che mi pentirò, che mi automaledirò, che mi darò della cogliona almeno un centinaio di volte.
Io non son brava con gli uomini.
Mai stata.
Ho perso fidanzati e un marito come fosse normale, sebbene non lo fosse affatto.
Soprattutto per l’unico figlio che mi è stato concesso dall’incommensurabile bontà di chi era convinto che fossi fuori come una discoteca all’aperto.
A volte mi ritrovo a pensare che se ogni genitore potesse solo lontanamente immaginare la vita che avranno i propri figli, si lancerebbe con essi dentro un fiume in piena.
Nulla che non accada già, ma la sofferenza psichica devi averla guardata in faccia a lungo, per arrivare alla formulazione di pensieri così orrendi.
Io ho preferito lottare, almeno per quel piccolino che oggi ha 23 anni, e ne sono fiera.
La mia vità, già ammaccata, sta sfiorando il disastro, ma continuo a procedere con la dissennatezza di chi, a livello sicuramente inconscio, crede sempre in una fantomatica mano salvifica (il gancio in mezzo al cielo di cui parlava Baglioni, decenni fa).
Detesto chi si allontana da me.
Poi mi rendo conto che ad allontanarmi sono stata io.
Giocare a fare i cinici non serve, se cinici non si è.
Però dev’esserci un’alterazione che deforma gli eventi che si svolgono davanti a me, o a 800 chilometri di distanza.
Può essere: nella pratica dell’autoaccusa son brava come poche, anche se le sgarberie ricevute fanno male, e sicuramente meriterebbero almeno un sonoro vaffanculo.
Poi mi dico che va bene una caduta di stile una tantum, ma che l’eccesso farebbe di me uno scaricatore di porto.
Così guardo la sua foto, recentissima, e penso che gli voglio ancora un mondo di bene, nonostante tutto, ma che non scenderò mai più a patti con anima viva.
Se non siamo risciti ad incastrarci vuol dire che siamo incompatibili, quindi tanto vale dannarsi l’anima per il tempo che serve, e poi voltare pagina o, meglio, chiudere il libro e bruciarlo nel camino.
Tutti abbiamo bisogno di amare d essere amati: se affermassi il contrario sarei in netta malafede.
Però non sopporto di essere il contentino, l’ultima ruota del carro, lo strapuntino quando serve.
Ennò, cazzo.
Mille, diecimila volte meglio i miei gatti, che mi si avvicinano con grazia, mi danno tante piccole testate e poi si appollaiano sulla scrivania, mentre scrivo o faccio altro.
Avrei voluto essere indubbiamente diversa, ma a cavallo fra i ’50 e i ’60 non si prestava molta attenzione a quello che i figli volevano disperatamente rendere palese.
Una buona situazione economica pareva essere la panacea per tutti i mali.
Oggi, per fortuna, noi che siamo state bimbe in quei tempi, possiamo dissociarci (io l’ho fatto da tempo), ed occuparci della prole come riteniamo giusto, basandoci sulle meste esperienze vissute lontano dalla famiglia, in costose prigioni, chiedendoci incessantemente cosa mai avessimo fatto di male per meritare di essere punite per anni, consecutivamente.
Ma a che serve girare sempre in tondo?
Qualcosa farò: per me stessa, in primis, ma anche per un ragazzo cresciuto fra mille problemi e che adesso, per fortuna, pare aver imboccato la strada giusta.
Dopotutto noi mamme viviamo essenzialmente per la loro felicità, anche se a volte, con tutto il cuore, li prenderemmo a calci nel sedere perche la linea di demarcazione fra le nostre reali possibilità e i loro capricci dev’essere netta come quella grossa mannaia che, pochissimo tempo fa, ha separato per sempre me ed un vecchio amico ritrovato per caso.
Un amico che stava diventando molto importante.
Ed io non posso più permettermi voli pindarici.

Bruce Springsteen – Drive All Night

La foto è di Marla Morante, Luz de Aurora Tumblr

 

Un pensiero riguardo “a che serve volare?

  1. Lo hai sempre fatto: scrivi di te e della tua vita. Ma adesso sento che la cosa più giusta è leggerti con attenzione e in silenzio: i commenti sono inadeguati. Ciao Nicoletta.

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