dire senza aver detto

Trovarmi, un po’ per volontà e un po’ per caso, a sedere sulla stessa sedia di un anno fa, allo stesso posto, quando ero in frantumi perché un pezzo fondamentale del mio cuore era andato via per sempre.

Trovarmi qui, spostata solo di mezzo metro circa, con una temperatura ostile che promette un ripensamento che forse non manterrà.

Trovarmi qui, dove, credo, sarò sempre, a tentare ostinatamente di mettere al posto giusto i pezzi della mia vita arrototolata, da qualche anno, per volontà e per resa, laddove “resa” non è una brutta parola, ma la semplice presa d’atto che non sempre le strade delle persone si incrociano al momento giusto, non sempre si intersecano al punto di favorire incontri sinceri e disinteressati, scevri da risatine trattenute e giudizi spietati sparati alle spalle.

Come si conviene a vigliacchi e traditori.

Ma io non ho più nemici, anzi non ne ho mai avuti veramente, se non nelle fantasie oziose di ore impiegate male.

Quando vivi quella adrenalinica avventura chiamata gioventù non sei realmente consapevole che un giorno, bene che ti vada, sarai vecchia, stanca e disillusa.

Certo, c’è chi appassisce come negli spot pubblicitari: forma fisica invidiabile, dentiera ben salda, salvaslip per le perdite accidentali  e forza muscolare che, forse, a qualcuno potrà  sembrare un tantino esagerata.

Quando sei giovane immagini scenari forse un po’ convenzionali ma possibili, come se l’esistenza fosse un timbrino ad inchiostro di quelli con cui giocavamo da bambini.

Invece, e questo è il bello, il futuro, questa coordinata temporale di cui vorrei dire ma non so, sorprende, rallenta, travolge.

Per poi decelerare, far finta di ipotizzare due passi indietro e tornare a travolgere.

Annientando, a volte. Certo, è raro, ma può accadere.

Ho vissuto abbastanza per aver avuto il tempo di accumulare esperienze di rapporti interpersonali sopravvalutati per ingenuità e buona fede svenduta peggio che in certi mediocri mercatini rionali.

E ho vissuto abbastanza per aver imparato a distinguere l’oro vero da ciò che luccica solo per un effetto ottico.

Vorrei tirare i remi in barca, adesso.

Proprio adesso che il mare agitato fa sentire la sua voce possente alle mie spalle, dietro la pineta.

Forse non sarebbe una mossa intelligente, me ne rendo conto, ma noi romantiche di ritorno sogniamo ancora il Titanic che affonda.

Pietà, orrore e sentimenti sublimati in un sacrificio non voluto, ma destinato dalla storia nientemeno che all’immortalità.