Io so aspettare
il suono di mitraglia dei ricordi
la borsa che verrà fra dieci anni
appesa alla maniglia di una porta.
So aspettare il languore
del pasto agognato
mai avuto
digerito con fatica e dolore.
So aspettare la lapidazione dell’empia
che mi guarda coi miei occhi.
E la fossa amica
la pietà e la ragione
la scelta di una causa
per la quale legare la mia anima
ai binari morti di un treno
scomparso nelle nebbie di un sogno.
L'(em)pietà
8 pensieri riguardo “L'(em)pietà”
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diceva qualcuno… se ti siedi accanto al fiume prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico.
E un’altra, sull’attesa… “sedendo quietamente, la primavera arriva e l’erba cresce da sé”.
saper aspettare è una grande capacità.
non perderla mai, e (oggi sono sul via delle citazioni citabili) “non perdere mai la tua moltezza”.
L’aspettare non sta tra le mie specialità.
Saper aspettare è qualcosa che si impara, Lila, e nemmeno sempre. Di cadaveri non ne aspetto più. Mi piacerebbe qualche filo d’erba, ma non ci spero.
Dici che troppa “moltezza” sia un fattore positivo?
Un bacio.
Non era nemmeno fra le mie, Gians, ma è “un’arte” che ho dovuto imparare giorno dopo giorno.
Basta attendere…
s
saper aspettare è una gran virtù, l’importante è che non si impadronisca del resto e ci lasci fermi, a guardarci accadere.
saluti da marte
eh, aspettare…. mah. non so se ne valga la pena, bisogna vedere caso per caso – forse è meglio guardare, capire bene, e se possibile spostarsi altrove, se si può. tendenzialmente ho un atteggiamento attivo, nei confronti della vita, almeno come istinto, aspetterei solo il ragionevole e il concretamente possibile…