Riconosco certe insonnie, figlie e madri di pensieri, a volte improvvisi, acquattati negli anfratti della mente come piccoli animali molesti: di quelli che disturbano e fanno rumore di fondo.
Riconosco bene certe insonnie quando gli occhi si aprono all’improvviso e la mente si accende come un enorme fascio di luce abbagliate, senza preriscaldamento.
Ci si trova faccia a faccia con un nuovo giorno.
Ci si trova a fronteggiare pensieri consapevoli strettamente legati al nostro “piccolo mondo antico” in via di disfacimento.
I protagonisti incominciano a lasciare la scena, uno dopo l’altro ma a distanza ravvicinata, e a noi, poveri caratteristi a cui tocca calcare palcoscenici polverosi, ancora e ancora, non rimane da fare altro che provare a scremare “tutto il buono che c’è”, al cospetto di albe fredde e livide: sempre diverse, sempre desolatamente uguali perchè ognuno di noi fa parte dell’universo senza appartenergli.
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