brava gente

ventilatore

Siamo brava gente, e non per dire come usano far tutti.
Regole precise cui attenersi, rispetto per gli altri, compassione (etimologie greca o latina, volendo seguire gusti e inclinazioni).

Onestà, assimilata col latte materno, e poi senso del dovere.
Siamo cresciuti così: poca attenzione per le nostre esigenze, troppa (a volte) per quelle degli altri, spesso inspiegabilmente reputati meritevoli ben oltre ciò che avrebbero realmente meritato.

Strutturati in questo modo quando non c’erano molte possibilità di invertire la rotta, a meno che non si decidesse, spesso con estrema difficoltà, di rompere, recidere, sbattere la porta di ingresso e lasciarsi tutto alle spalle.

Siamo brava gente perchè onesta e incapace di ferire, offendere, distruggere.
Brave persone in un mondo discretamente popolato di squali, indifferenti e menefreghisti dediti solo al proprio, misero tornaconto.

Anacronistiche figure che si muovono come se tutto, intorno, fosse normale.

Come se fossero normali l’arroganza, l’aria di malcelata derisione di fronte alla presa a cuore, per esempio, di un povero cane abbandonato, affamato e infestato da uno stuolo di parassiti.

Io non so, onestamente, quali sconvolgimenti interiori possa comportare la decisione di cambiare registro e iniziare ad affrontare i giorni con spirito indifferente, semplicemente dedito al soddisfacimento dei bisogni (e dei capricci) personali.

Non lo so perchè non sono stata educata a ciò, e anche quando, lo ammetto, ci ho provato, magari presa da un attimo di esasperazione, ho capito subito di dovermi impegnare in una repentina e azzardata inversione di marcia.

Gli ideali, ancorchè messi da parte e, a volte, sbeffeggiati, sono parte di noi: quasi inglobati nel patrimonio genetico.

Provare a snaturarsi serve solo ad aggiungere frustrazioni su frustrazioni, senza una motivazione logica, senza uno scopo.

E’ per questo che noi, brava gente dall’allure appannata dalla desuetudine di usi e costumi, proseguiamo dritti per la nostra via, in compagnia di noi stessi e della specie in estinzione cui apparteniamo.

 

8 pensieri riguardo “brava gente

  1. per un momento son rimasto perplesso, su quel NOI. Mi era parso un po’ ottimistico se riferito all’intero popolo, se invece è riservato a quelli descritti dopo allora il dubbio cade. E arrivo pure ad ammettere che quelli che meritano di essere inclusi in quel NOI siano la stragrande maggioranza (magari con qualche sprazzo di peccato così posso venire incluso anche io senza far troppo sfigurare gli altri), ma perché mai non riusciamo a impedire agli altri di comportarsi in modo così egoistico e sbruffone? Perché non riusciamo a costruire una alleanza vera al di sopra di ideologie e interessi individuali e, persino, di moduli educativi con i quali ci hanno cresciuti?

  2. Non lo so, Benito.
    In realtà quel che ho scritto è molto, molto amaro.
    C’è tanta brava gente, in giro: gente nata e cresciuta a latte e solidi princìpi, ma non per questo meno colpevole di chi passa sugli altri come un cingolato.
    Nel mezzo del cammino di mia vita (ma anche prima) mi sono resa conto che essere onesti e in buona fede non paga mai.
    Tuttavia nè tu, nè io, nè chissà quanti altri saranno mai capaci di essere diversi.
    E non è un ragionamento politico, come qualcuno, altrove, ha inteso.

  3. E’ genetico… L’importante è anche accettarsi e partire da lì, come quel tale che si ritrovava con la rivoltella in mano e, allora, perché non sparare? Saluti.

  4. Temo la brava gente.
    Preferisco chi ha qualcosa da rimproverarsi, chi ha qualcosa di cui vergognarsi, chi ha fatto quelle sette otto cazzate nella propria vita che è meglio non raccontare nemmeno a se stessi per non rischiare di perdersi un vista causa subentrato imbarazzo. Preferisco chi è cresciuto, si è evoluto, trasformato, dopo aver sbagliato e sbagliato ancora, a chi è “nato imparato”, come dicono qui.
    Temo la brava gente. E temo anche tutti questi amanti dei cani che sono comparsi all’improvviso come lumache dopo la pioggia. Non di certo perché non ami i cani – il cane io lo avevo quando ancora dovevi essere cacciatore o proprietario di una villa, per dare un senso a questa cosa – ma perché in quelle povere bestie riversano le loro frustrazioni, le loro mancanze di affetto, il loro bisogno di accudimento e la loro incapacità di mettersi in gioco in ambito umano.
    Senza alcun rispetto, spesso, fanno di un animale e della sua dignità un simbolo di altro. Tutto questo a me pare molto inquietante.
    Senza ovviamente nulla togliere al piacere di vedere che oggi, anche in questo delirio collettivo, c’è un po’ più di rispetto per cani e gatti.

  5. Oddio, Benito, chi è il tale con la rivoltella in mano??
    Comunque hai ragione: certi aspetti son genetici, e ci si può fare poco.

    Bravo Daniele: a volte lo si sfiora, il masochismo: l’importante è frenare un attimo prima di fare boom. :/

    Sono d’accordo, Manuela.
    Qui penso di avere la possibilità di chiarire il senso di ciò che ho scritto, visto che altrove, mio malgrado, si è voluta sollevare un’inutilissima polemica.
    Anch’io non amo certo tipo di cosiddetta brava gente.
    Personalmente ho sempre avuto buone, anzi ottime intenzioni, ma molto spesso ho smarrito la retta via.
    E son cresciuta a botta di frustrazioni e delusioni amarissime che hanno fatto di me una donna scontrosa e solitaria.
    Gli animali li amo da sempre: praticamente ci sono cresciuta.
    Dopo l’epoca dei cani è giunta quella dei felini, da quando una micina affamata mi seguì fino a casa, due anni fa.
    Sono sola molto spesso, e loro, discreti, mi fanno compagnia anche solo strusciandosi alle mie gambe mentre preparo loro la pappa.
    Piccolissime cose che appagano.
    Quanto al cane cui alludevo nel post, si tratta di un randagio che mia sorella ed io incontriamo ogni giorno, quando andiamo a correre (per essere precisi lei corre, io le arranco dietro).
    Sono sicura che qui, nella cosiddetta “blogosfera” (brutto termine, ok), ci sia il tempo e il modo di spiegare il proprio punto di vista senza che polemisti di professione, o esaltati acritici, provino a saltarti addosso.

  6. Eppure devo dire che il porsi in modo meno nobile di chi usa facebook, a me spesso aiuta a capire meglio le persone.
    Il mio commento è stato un azzardo, avrei potuto urtare la tua sensibilità scatenando, senza volerlo, una polemica infinita: però ero abbastanza tranquilla che avresti interpretato correttamente il tono e che non ti saresti risentita. E questo – stupisci che io mi stupisco :) – proprio in virtù del tanto bistrattato facebook. Evidentemente sbirciare nella vita di tutti i giorni, dove siamo tutti meno belli e strigliati, un pochino aiuta a comprendere meglio gli interlocutori virtuali.

  7. quel “tale” era una intenzionale battuta umoristica, battute per le quali son negato e che mi ostino a scrivere sperando che sia la volta buona. Un saluto. Quanto a FB, sarà, visto che si scrive pensando a un qualche pubblico e oramai, almeno io, ho una parte in commedia difficile da modificare, anche adesso che mi han costretto a fare un po’ di controlli per convincermi che invece io un cuore ce l’ho ma forse un po’ scassato, Eppure il mio cuore è giovanissimo, fin che partecipo a questi discorsi.

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