Potrei essere in errore io, ma è statisticamente possibile esserlo sempre?
Se le brutte esperienze lasciano solchi tortuosi come viottoli di montagna c’è veramente poco da fare.
Lavorare su se stessi è possibile, ma senza il miraggio di inversioni di rotta spettacolari.
Ognuno di noi è quel che è: figlio e vittima della sua storia; dalla quale si potrebbe affrancare solo dopo anni, anni ed anni di durissimo lavoro su se stesso.
Purtroppo a volte non basterebbero due ipotetici cicli di vita (credendo alla reincarnazione) per rimettere le vicende in equilibrio.
C’è che qualcuno nasce con l’azione facile e felice sempre e comunque, e chi deve sputare sangue e veleno per provare ad avversare una sorte cattiva e beffarda.
Infine c’è la predisposizione personale, ed io non ho la vocazione al martirio, se non in circostanze strettamente necessarie.
Antipatica, odiosa?
Lo accetto, poiché stanca di pallidi attori fatui e presi dal loro personaggio tanto da aver smarrito le coordinate.
Esattamente come me.
Uguale a te stessa, incattivita forse un po? Mai pensato potessi scrivere della vita in modo diverso, mai. Non solo ho continuato a leggerti ma ho anche avuto la brillante idea di ripubblicare TUTTO Omologazione non richiesta; dentro ci sei tu e ci sono altri blogger, c’è posso dirlo molto di tutti noi e di quella stagione. Vedi tu Nicoletta. Salutiamo sempre e comunque.
Se mi trovi incattivita vuol dire che non ho vissuto invano, Enzo.
Quello che non capisco è perché sempre camminare con la testa rivolta all’indietro.
Perché? Che senso ha?
Perché non guardi avanti? Perché non sogni? Perché non costruisci? Qualcosa di piccolo o di grande, non importa, ma qualcosa.
Sei viva, e allora vivi!
Manuela, non lo so. Se ne avessi almeno una pallida idea sarei paga. Guardare avanti? Solo per non prendere un palo in piena faccia. Vivere…gran bella parola.