
Ricordo ancora, com’è giusto che sia, tracce significative nelle spirali del tempo che ormai mi avvolge come una nebulosa di soffice ovatta. Perché vivere è un caso, un giro alla roulette, le luci di una città dal punto più alto di una ruota panoramica.
E sorrido, soprattutto col cuore, consapevole che una volta, per le stesse considerazioni, avrei pianto, desolata.
L’armadio di rattan della mia stanza al mare è rimasto intatto, verde scuro contro il bianco della parete.
Muto testimone di attese e speranze e giochi di pura felicità.
Un balzo temporale all’indietro mi rimette di fronte a un cestino di fiori allegramente colorati, ad un biglietto che augurava il benvenuto a mio figlio. Quasi ventisei anni fa.
Sullo stesso armadio, rifugio da tanto (ormai) di altri abiti e di varie chincaglierie alla guisa, quasi, di ere geologiche, oggi, anno del Signore 2018, campeggiano trolley e zaini che profumano di anni verdi, di speranze e propositi buoni.
Ricordo, e mi si stringe il cuore, ma è solo un attimo.
Quel cestino di fiori, in qualche modo, è ancora lì, sempre disposto ad augurare il benvenuto a chiunque voglia entrare nel tempio antico delle mie antiche speranze, oggi friendly room ceduta col cuore, chè a me basta anche un lettino, a patto che il materasso sia duro quasi come pietra.
Nella stanza confinante, altro scrigno di ricordi stratificati nel tempo, dal tempo, mi muovo a mio agio e con grande familiarità.
Lo specchio tondo, incastonato in un quadrato di legno arancio sul quale sono ancora attaccati gli adesivi dei nostri tardi anni ’70, mi rimanda l’immagine della ragazza di una vita fa: quella che si gonfiava il caschetto con spazzola e phon, mentre oggi quasi tutte le ragazze piastrano e castigano senza pietà magnifici ricci ribelli e onde maliarde: quelle che avrei sempre voluto.
Sì, che avrei voluto con tutte le mie forze perché funzionava così.
L’accettazione di se stessi era utopia almeno per quelle che, come me, avevano dovuto lottare, loro malgrado, contro imposizioni e idee sbagliate ma inculcate come fossero leggi divine.
Come sempre mi accorgo di aver divagato, presa dal magma di ricordi, sensazioni e sentimenti ancora tenacemente decisi a far parte di quest’altro mio passaggio nel mondo degli esseri fatti di carne, ossa e Anima.
Cercherò di non tradire ciò che ancora rimane delle mie speranze; di andare avanti perché ci sarà sempre una strada da percorrere accanto alle persone che amo più della mia vita stessa.
E sia sempre benedetto il mio armadio di rattan verde scuro: quello che, oggi, ospita le camicie di mio figlio, e i dolci abitini pastello della sua ragazza, dritta e bella come un cigno.
Che la vita profonda loro quell’Amore, sereno e fiducioso, che io ho potuto solo sognare.
E va bene così.
L’ex “educanda” del vecchio e prestigioso collegio, mai intaccata da idee antidiluviane e immagini distorte di un Dio persecutore e vendicativo, ha avuto, inaspettatamente, la forza di salvaguardare la parte più autentica di se stessa.
E oggi, con gioia, la rende disponibile a chiunque sia veramente capace di capire. O di amare, chè a me è sempre piaciuto fingere di essere burbera.
Sapendo di avere un cuore grande e ospitale come la stanza verde e bianca che in questo istante è alle mie spalle, in attesa che i ragazzi con gli zaini tornino, si preparino un tè e si addormentino abbracciati.
Il mondo è ancora grande e disponibile, non c’è età o limite per partecipare e se talvolta temiamo d’essere ingombranti ripensiamo a com’ eravamo un po’ di decenni fa. Saluti
Grazie per avermi resa spettatrice di un pezzetto della tua vita. Mi hai ammaliata.
:))