Così siamo diventati grandi, sulla rena finissima di questa spiaggia a perdita d’occhio, familiare, eterna.
I tiri in porta, a turno, i gelati sotto l’ombrellone di giugni lontanissimi, quando la scuola chiudeva i battenti e le vacanze facevano già capolino, dietro una breve curva temporale.
Mamma, la sala giochi (che detestavo con tutta me stessa), i gonfiabili al parco, le giostre, i famigerati tiri in porta con la mia gamba destra malandata.
Eppure calciavo, divertita.
Quanto tempo è passato?
Io sono sempre sul lettino, sempiterno pannello solare; tu siedi all’ombra con l’aria da finto malmostoso, la barba di qualche giorno, gli occhiali scuri dietro i quali guardi lontano.
Ed io so che in quel domani che si avvicina, alternando inverni ed estati, ci sarà sempre un posto per me, anche se, chissà, lo spazio fisico che occupo adesso sarà diventato vapore, nebbia fresca del mattino.
Vorrei stringerti spesso come facevo una volta, e godere del tuo lasciarti andare a scoppi di risa improvvisi.
Quando mi avvicino troppo, oggi, so che sei felice, anche se questo inimmaginabile “aplomb” ti fa contenuto negli slanci, a volte imbarazzato, a volte imperturbabile.
Eh sì, ragazzo mio, il sangue non è acqua, e quando, di spalle, ti vedo camminare esattamente come tuo padre, un po’ il cuore mi si stringe ancora.
Gli anni mi hanno insegnato l’indulgenza e la certezza che torto e ragione non sono mai connotativi al cento per cento, dell’uno o dell’altro.
La vita scorre lenta, è una strada da percorrere in compagnia, oppure da soli; e durante questo percorso incontriamo persone che, tutte, hanno qualcosa da insegnarci.
Qualcosa che ci sarà sempre utile, e che ci farà riflettere a lungo.
Il fardello che porto sulle spalle non mi pesa. Non più.
In esso sono adagiati in ordine tantissimi bei ricordi di noi tutti insieme, e quei ricordi saranno sempre e solo nostri.
Da mamma un po’ sopra le righe, ex tiratrice infallibile di palloni in porte delimitate dalle tue ciabatte, guardo di sottecchi l’uomo bello e sensibile, ma anche polemico e puntiglioso, che sei diventato, e penso che sono felice così, che non avrei potuto sperare in un figlio migliore di te.
Polonia, fra una settimana te lo rendo, ma ricorda che è solo in prestito.
A sopravvivere si impara. Ti leggo sempre con immutato piacere.