guido piano

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La giovane donna bionda con i capelli raccolti in una crocchia finto disordinata mi sorride, alla cassa del negozio che vende cibo per animali.

Ha un bel sorriso, begli occhi chiari, modi gentili.

Ti augureresti di incontrare sempre persone così, soprattutto quando vai di fretta e gli impegni ti guardano minacciosi come le nuvole color piombo che stanno attentando alla luce pulita del sole.

Qualche frase: poche parole che ti riconciliano con i conflitti irrisolti che ti porti sulla groppa.

La signora bionda sorride pur avendo dei problemi.

Tu hai dei problemi.

Tu, quindi, dovresti sorridere, perché i pesi che ti seguono come corvi non hanno la capacità di paralizzarti i muscoli del viso.

A meno che tu non consenta loro inopportune interferenze.

La solita vecchia storia, ormai mezza (brutta) tradizione personale e mezzo scudo protettivo e scacciaguai.

L’aria della tarda mattinata  è fresca, e il fresco è mitigato dal mare e dal sole che cerca di scalciare le nuvole che gli si parano davanti a turno, come bambine capricciose.

Il passato, che inizia ad esser “tanto”, rimesta nel calderone dei ricordi mentre guido piano, ma con la mia musica a palla.

Vecchio rock, addirittura più vecchio di me, che son rimasta incompiuta com’era stato vaticinato tanti anni fa.

E chi vaticinò mi conosceva e mi voleva bene.

Se potessimo conoscere il futuro con anticipo penso che il mondo, tutto il mondo, sarebbe un posto migliore.

Intanto cambio marcia, perché l’auto davanti cammina lentissima e, di fronte, il giovanotto con gli occhiali a specchio inizia a sorpassare senza preavviso, e senza freccia.

Malcostume, mezzo gaudio.

No, no: non era così, ma non ho voglia di addentrarmi nel perché e nel percome di certe associazioni in apparenza prive di senso.

Mi torna in mente la signora con la crocchia bionda.

Mi ha detto di avere ben quarant’anni, mimando la cifra con le mani.

Va da sé che potrei essere sua madre, ma le ho risposto mimando con le mani i miei, di anni.

E ok, “complimenti, non li dimostri”, ma gli anni ci sono tutti e tutti insieme mi urlano contro.

E mi urlano sempre le stesse parole che sono invettive, rimproveri, domande accorate.

Guardo gli alberi lungo la strada fugacemente, perché non posso permettermi distrazioni; l’ultima volta che mi son concessa qualche secondo per cambiare il cd ho rischiato un frontale, evitato solo grazie al forsennato lampeggiare del malcapitato che procedeva nel senso di marcia opposto al mio.

Alberi verdi ma non un accenno di germoglio. Così mi è parso, ma non ci giurerei.

I pensieri galoppano veloci come la vegetazione che sfuma al mio passaggio.

Quanto tempo ho perso?

Quanti anni ho sprecato con e per chi non sapeva nemmeno chi fossi veramente?

Forse non era importante: dopotutto la mia piccola grande eccezione me la porto stretta nel cuore, al riparo da contaminazioni improprie e paragoni offensivi.

Viximus.

Adesso proviamo a farcene una ragione cercando ancora del bello, perché da qualche parte deve pur esserci.

Voi l’avete incontrato mai?

In my mind: Queen – My Melancholy Blues

 

3 pensieri riguardo “guido piano

  1. Il bello? Sta nascosto dietro ai nostri occhi. Come dici tu, c’è un malcostume che a volte ci spinge a dimenticare che certi piccoli atti (sollevare gli angoli della bocca in un sorriso, togliere al nostro sguardo l’opacità della disillusione, ripulire i ricordi più amari con un “è andata”) sono un qualcosa che dobbiamo a noi stessi.

  2. va e vieni umorali e no abituali con la mente e il carattere pronti ad assimilare, tanto c’è la vita con i suoi ritmi di rapporti a mantenere il treno sul binario. E in fondo non ci dispiace e un po’ di geremiadi aiutano ad arrivare al dopo….

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