

Umor nero, e se non è nero tende al grigio topo. Ti guardi intorno e vedi che ogni cosa è fuori posto. Il tempo si dilata a dismisura, quasi per farti dispetto, e tu, proprio allora, non hai quasi niente da fare. Allora qualcosa la inventi, altrimenti il senso di sconforto sarebbe insopportabile.
I rapporti umani non aiutano nemmeno. Ti senti un cactus nel Grand Canyon.
Quanti tipi di amore ci sono? Lo so, tanti, ma quanti se ne possono provare in simultanea? Posso amare X in un modo e Y in un altro? Nello stesso lasso di tempo? Ma l’amore non era esclusività, cuore, corpo e testa concentrati e diretti allo stesso destinatario?
Non so, forse sono poco moderna, forse m’imbroglio da sola e perdo di vista il nocciolo del problema di turno, ma ci sono conti che non tornano. E allora la sconfidenza* mi prende, mi solleva di una ventina di centimetri e mi sbatte al suolo come una pezza. O una pianta schiacciata dal vento nella Death Valley.
*Termine desueto, sinonimo di sconforto, ancora usato in Puglia. Che io sappia
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.